Scavi e storia di Castel San vincenzo (IS)

Scavi e storia di Castel San vincenzo (IS)

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Dopo il definitivo abbandono da parte della comunità e l’acquisizione al patrimonio dell’abbazia di Montecassino, tra XVIII e XIX secolo, gli edifici romanici sulla riva destra del Volturno sono stati saccheggiati dagli abitanti della zona che riutilizzarono i materiali pertinenti all’abbazia per costruire le loro abitazioni. Gli edifici del monastero altomedievale situati sulla riva sinistra del fiume, invece, subirono un forte interramento e ben presto furono dimenticati.

La svolta si ebbe il 10 Maggio 1832 quando un contadino di Castel S. Vincenzo accidentalmente individuò un ambiente sotterraneo completamente affrescato risalente al IX secolo (si trattava della nota “Cripta di Epifanio”). La scoperta non destò tanto clamore da incentivare delle serie ricerche; si dovettero attendere gli inizi del XX secolo affinché i primi studi critici sistematici potessero essere condotti sugli affreschi della cripta. Gli studiosi di arte medievale D. Odorisio Piscicelli Taeggi, Emile Bertaux, Pietro Toesca e Vincenzo Federici analizzarono i dipinti esaltandone la qualità.
Nel 1935 la Soprintendenza dell’Aquila intervenne per restaurare gli affreschi danneggiati dai danni causati dall’umidità; poco dopo, la storica dell’arte Maria Barosso effettuò una puntigliosa campagna di rilievo e documentazione fotografica delle pitture.

Lo scavo del refettorio
Lo scavo del refettorio

Nel secondo Dopoguerra gli interventi di studio e restauro si focalizzarono sui resti dell’Abbazia Nuova, pesantemente danneggiata dai bombardamenti della II Guerra Mondiale. Tra il 1955 e il 1965 il monaco cassinese Angelo Pantoni eseguì degli interventi di restauro fortemente ricostruttivi riedificando ex-novo gli edifici secondo forme e dimensioni che non rispecchiavano la loro originaria identità. La prima parte dei lavori fu incentrata sul restauro della basilica e solo in un secondo tempo si procedette a riedificare il campanile. Pantoni, durante i lavori, provvide a recuperare e studiare numerosi reperti marmorei dispersi nell’area dell’abbazia e a scavare l’atrio antistante la basilica, che però non fu ricostruito.

La cripta di Giosuè
La cripta di Giosuè

Agli inizi degli anni ’70 Angelo Pantoni partecipò agli interventi della Soprintendenza presso la cripta di Epifanio quando furono demoliti i vecchi fabbricati rurali che insistevano su di essa. In sostituzione di questi fece erigere una bizzarra struttura in muratura bianca con tre grandi finestre sulla fronte. Essa stessa sarà poi demolita negli anni ’80 dalla Soprintendenza di Campobasso che provvide a coprire con strutture metalliche le aree che i nuovi scavi portavano alla luce.
Il gran merito di Pantoni è stato quello di pubblicare in maniera minuziosa i risultati delle proprie ricerche, benché viziate dalla convinzione che il centro del monastero altomedievale fosse sempre stato sulla riva destra del Volturno anziché su quella sinistra.

Ritrovamento di un blocco affrescato
Ritrovamento di un blocco affrescato

Nel 1979 il Soprintendente del Molise, Bruno D’Agostino, decide di avviare una campagna di scavo nei pressi della Cripta di Epifanio. Le ricerche vengono affidate a Richard Hodges, lecturer di Archeologia Medievale presso l’Università di Sheffield che si propone di pervenire ad una lettura esaustiva dell’assetto generale del monastero altomedievale ma anche di definire il rapporto intercorrente tra il monastero e le sue proprietà fondiarie.
Nei primi anni ’80 vengono scavati circa 500 mq di quell’area che sarà poi definita “San Vincenzo Minore”.
In concomitanza con questo scavo l’equipe inglese avvia un lavoro di ricognizione nei territori che dipendevano dal monastero riuscendo ad individuare circa duecento siti databili tra la preistoria e il medioevo.

Lo scavo delle officine
Lo scavo delle officine

Dal 1993 al 1996 Richard Hodges focalizza le proprie ricerche sull’area della grande basilica. Dopo averne delineato sommariamente la pianta, attraverso l’utilizzo delle prospezioni geofisiche, apre una serie di saggi nell’area absidale ed in quella delle officine.
Dal 1999 al 2003 una nuova fase di ricerche è stata attivata dalla Soprintendenza del Molise che si è avvalsa della collaborazione scientifica dell’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa e dell’esperienza di Federico Marazzi, nuovo coordinatore dei lavori.

Scavo del corridoio ovest
Scavo del corridoio ovest

Nel corso di questi cinque anni alla consueta attività di scavo si è associato l’importante obbiettivo di valorizzare l’area di scavo, anche attraverso il potenziamento degli interventi di restauro e documentazione. Gli scavi archeologici sono stati condotti sul complesso di S. Vincenzo Maggiore e sull’area compresa tra i vecchi scavi degli anni ’80 e il complesso di S. Vincenzo Maggiore indagato negli anni ’90, giungendo a triplicare le superfici esplorate dell’antico monastero.
Il restauro archeologico ha previsto interventi di salvaguardia delle strutture, delle superfici pittoriche e dei pavimenti emersi nel corso degli scavi.

Scavo dell'atrio
Scavo dell’atrio

Dal punto di vista della documentazione è stata impostata ex novo la planimetria dell’area archeologica nella sua totalità ed è stata creata una piattaforma GIS; sono stati creati archivi relazionali su cui viene riversata la documentazione cartacea e fotografica prodotta durante la campagna di scavo.
In ultimo é stato creato questo sito Web relativo al progetto per divulgare al più vasto pubblico possibile i risultati delle ricerche.
Ad oggi laboratori permanenti d’informatica applicata all’archeologia, di restauro archeologico, di ricomposizione degli affreschi, di catalogazione e conservazione dei reperti archeologici sono in piena attività a Castel S. Vincenzo per servire la missione archeologica di S. Vincenzo al Volturno.

Alessandro Luciano

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