MONTECALVO IN FOGLIA – tra calanchi e storia

MONTECALVO IN FOGLIA – tra calanchi e storia

Montecalvo in Foglia, situato nel cuore dell’area compresa fra Urbino, Pesaro, Gradara e San Leo, appartiene geograficamente al Montefeltro. Si tratta quindi di una posizione privilegiata: appare infatti appollaiato su una vetta che domina la splendida vallata del Montefeltro, zona tra le più note del centro Italia per le sue incantevoli vedute e le verdissime colline, che ispirarono i maestri del Rinascimento come Piero della Francesca. In posizione panoramica tra gli Appennini e la Costa Adriatica su una via che collega la costa e la città di Urbino con il Montefeltro si propone come naturale punto di partenza per godersi appieno il patrimonio storico, paesaggistico, enogastronomico del territorio circostante.
L’antico borgo, pur non essendosi potuto espandere per ragioni di spazio, ha conservato la sua funzione amministrativa di sede comunale e di centro di interesse turistico
Montecalvo in Foglia risale con tutta probabilità al X secolo. Pare certo che l’etimologia del nome derivi dal fatto che tale luogo essendo il terreno per lo più argilloso e quindi soggetto ad avvallamenti e frane fosse estremamente spoglio di vegetazione da cui deriva il nome di Montecalvo, cioè spoglio (mons=collina; calvus=privo di alberi, pelato). Sulla sommità del colle, in posizione strategica, sorgeva una fortificazione a difesa del piccolo borgo rurale. Il primo documento certo dell’esistenza di Montecalvo in Foglia, quale agglomerato sorto intorno al fortilizio con pieve è costituito dal ritrovamento di una campana datata 1200 con la seguente scritta: “Magister Manfoino me Fecit”.
Si ritiene che l’agglomerato urbano, sorto attorno ad un fortilizio con pieve, risalga al XIII° secolo; rappresentò un importante avamposto, dove a partire dalla fine del secolo, incominciarono i contrasti bellici tra i Montefeltro, signori di Urbino, e i Malatesti, signori di Rimini, che di fatto non riuscirono mai a valicare il confine di Montecalvo in Foglia. A Montecalvo delle sue antiche vestigia di castello resta ben poco dopo i bombardamenti della II Guerra Mondiale: un tratto delle mura di cinta recentemente restaurate e un mozzicone di una grossa torre di guardia trecentesca, comunque suggestiva, che mostra, in vetta all’abitato, ancora i segni di un’antica potenza,. La struttura mostra i suoi cantonali in conci di arenaria perfettamente riquadrata.

CA’ GALLO – La cittadina di Ca’ Gallo, disposta attorno alla parrocchiale di San Silvestro, è dominata dalla mole della torre Cotogna. Questa, benché si trovi nel territorio comunale della città di Urbino, rappresenta ,per i cittadini di Ca’ Gallo, un vero e proprio simbolo. Non a caso, nello stemma comunale di Montecalvo troneggia una grande torre, probabilmente proprio la Cotogna che, da secoli , contraddistingue questo lembo di paesaggio.

BORGO MASSANO e PONTEVECCHIO – Più a valle rispetto all’originario nucleo edilizio sito in posizione elevata, si trova la frazioni di Borgo Massano. Alle sue spalle sorge il borghetto di Pontevecchio proprio a ridosso del greto del fiume Foglia. Le abitazioni sono edificate tutte in laterizio, l’argilla che poi sarebbe diventata “terracotta” certamente non difettava qui, vicino al corso dell’acqua. Il borghetto di Pontevecchio si affaccia dietro ad un filare di alberi e, poco sotto, compare il manufatto che da il nome all’intero agglomerato: il Ponte Vecchio sul Foglia.
Proprio in corrispondenza del ponte il fiume forma una piccola cascatella che profonde il caratteristico rumore sino alle vicine frazioni.

L’OASI DELLA BADIA
L’Oasi faunistica La Badia, ricadente nei territori di Montecalvo in Foglia e Urbino, è stata istituita nel 1979 dalla Regione Marche su richiesta del W.W.F. e successivamente inserita tra i Siti di Interesse Comunitario (SIC) intesi a favorire e salvaguardare non solo l’avifauna stanziale e migratoria, ma anche salvaguardare le valenze geologiche e vegetazionali.

Montecalvo è un luogo esemplare dove si sommano una serie di fattori caratterizzanti: l’entroterra, la marginalità, la trascuratezza storiografica, le vicende minime, le scarse tracce artistiche, una vita secolare immutata, un paesaggio di colline scabre, poche case nel centro storico addossate ai resti di una torre, i centri del fondovalle industrializzati e in pieno sviluppo, e pure malgrado tutte queste contraddizioni, il persistere di un’identità, il progredire della memoria, la volontà di esserci e farsi conoscere.

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